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domenica 20 marzo 2016

Jane Eyre-recensione☻☻☻☻☻

Le ragazze al crepuscolo scendendo in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l'acqua remota.
C. Pavese


Jane Eyre

Un altro libro che merita di essere raccontato. Jane Eyre, di Charlotte Brontë.
Si tratta di un romanzo di formazione ambientato nei primi decenni del XIX secolo uscito per la prima volta nel 1847 sotto lo pseudonimo di Currer Bell.
Si tratta del capolavoro indiscusso dell'autrice inglese, e devo dire che in effetti è uno dei migliori libri che mi sia mai capitato di leggere.
Il racconto è "autobiografico" (tant'è che in origine il titolo era Jane Eyre: An Autobiography): la protagonista parla direttamente al lettore. Le descrizioni sono minuziose ma non noiose e si ritrova un grande studio sul punto di vista psicologico, sentimentale e morale dei personaggi. La vicenda si svolge in Inghilterra, nella residenza dell'importante famiglia dei Rochester, Thornfield Hall, da cui si svilupperà una trama ricca di segreti, amore e colpi di scena.

Trama:
La storia di Jane Eyre, una bambina orfana che viene cresciuta dagli zii. Qui però i cugini la deridono e la zia la maltratta. L'unico ad amarla è lo zio, che però muore prematuramente. La zia la manda allora in un insalubre collegio, dove vengono ospitate ragazze senza genitori. Vi resta per un certo periodo di tempo, terminando gli studi e divenendo insegnante. Annoiata però dalla mondanità dell'istituto decide di inserire un annuncio sul giornale, grazie al quale viene contattata dalla signora Firefax, la quale la invita a lavorare alla tenuta di Thornfield Hall...

La mia recensione:
Cinque stelle (anzi faccine) perfettamente meritate. So che sembrerà scontato, ma non lo è. 
Jane Eyre mi è piaciuto molto perché non è stato come me l'aspettavo. Intanto la storia, in un'epoca come quella in cui è stato scritto il romanzo, è veramente insolita, e anche gli argomenti trattati. Il fatto poi che non sia l'amore il sentimento prevalente su tutti da' solo punti in più al complesso. Mi è piaciuta poi la figura di Edward Rochester, protagonista maschile; cioè, in realtà all'inizio mi stava abbastanza sulle palle, quando ancora era gentile, ma poi quando si è trasformato in un "bastardo" mi è iniziato a stare più simpatico. 
E il finale non me l'aspettavo.
Mi è piaciuto il fatto che una vola tanto sia la donna che detta le regole e non il contrario. Jane Eyre è bella, indipendente e "trasgressiva", per quanto potevi esserlo nell'Ottocento. 
Perciò, ne consiglio la lettura, dal momento che è molto semplice e scorrevole e non si tratta di un numero esagerato di pagine.

laranakermit19




venerdì 11 settembre 2015

L'evoluzione di Calpurinia-recensione★★★☆☆

Oggi recensirò L'evoluzione di Calpurnia.
Il libro è stato pubblicato da Salani nel 2011 e ha 285 pagine in tutto.
Si tratta di un romanzo, adatto a tutti i bambini e/o ragazzi affascinati dalla scienza.
L'autrice è Jacqueline Kelly, nata in Nuova Zelanda. Cresciuta in Canada, ora vive in Texas, tra la città di Austin e la campagna di Fentress. L'evoluzione di Calpurnia è il suo primo romanzo, che si è aggiudicato, tra i molti altri premi, il Newbery Honor, ha dominato le classifiche in America e Spagna, dove è stato definito "l'anello mancante tra Mark Twain e Charles Darwin", ed è in corso di pubblicazione in quattordici paesi, dal Giappone al Portogallo.

Trama:
Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l'origine delle specie animali.
Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica?
Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell'acqua e della terra. E scoprirà anche sé stessa.



"Ah. Letto, libro, micino, panino. Non serve altro nella vita, davvero."

"Un tempo possedeva un vecchio corvo, che si chiamava Edgar Allan Crow."



Questo libro mi è stato regalato tempo fa da mio fratello per il compleanno.
L'ho letto penso in tre giorni o anche meno, comunque mi è piaciuto, perché è semplice ma allo stesso tempo serio. All'inizio ero un po' critica, perché dalla copertina sembrava quasi che fosse un libro per bambini. Poi, però, ho iniziato a leggerlo e ne sono rimasta, non dico affascinata perché sarebbe un termine esagerato, ma direi sorpresa.
Il libro parla, in poche parole, di questa ragazza che capisce cosa vuole fare nella sua vita; siccome è ambientato negli ultimi anni dell'Ottocento, ciò vuol dire che non vuole rimanere a casa a lavare e cucinare e sfornare una decina di bambini, o anche sì, per quanto riguarda l'ultimo punto, ma quello che veramente vorrebbe fare è la naturalista. Ma la società di quel tempo non le permette di scoprire ciò che riguarda Darwin e l'evoluzione, aspettandosi che tutte le donne stiano appunto in casa a lavare e sfornare bambini, considerandole esseri inferiori.
Mi è stra-piaciuto il personaggio principale, ovvero Calpurnia, perché viaggia controcorrente e mostra agli altri di che pasta siamo fatte noi donne. Anche se è ancora una ragazzina sa bene cosa vorrebbe fare e se ne fa un baffo di quelli che le dicono che invece dovrebbe stare a casa, ad imparare come essere una brava moglie, madre e padrona di casa. Quante volte ci siamo sentiti rivolgere questo messaggio, seppur con parole diverse? "No, non dovresti fare quella scuola, sarebbe meglio tu andassi a frequentare questa, ti offre più opportunità lavorative." oppure "Dovresti andare in chiesa, non va bene che tu cresca senza un credo.". Persone qui, persone qua che ti dicono cosa fare della tua vita.

Alcuni dicono che è per il tuo bene se cercano di darti indicazioni in questo modo, ma non è vero. Le persone che ti dicono così vogliono solo tagliare le gambe ai tuoi sogni, ed è di questo che parla, il libro, dei tuoi sogni. 
E di come, se lotti, puoi arrivare a coronarli.



laranakermit19




lunedì 7 settembre 2015

La solitudine dei numeri primi-recensione★★★★☆

Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Oggi, come avevo anticipato, recensisco La solitudine dei numeri primi, un libro che secondo me è una vera perla, di Paolo Giordano.
Pubblicato nel 2008 da Mondadori, il libro ha ricevuto i riconoscimenti Strega (premio letterario più prestigioso d'Italia e noto in Europa) e Campiello (che viene consegnato a Venezia, al Palazzo Ducale o al Gran Teatro La Fenice).
Le vicende sono ambientate a Torino tra gli anni ottanta e il duemila, circa vent'anni di narrazione, che viene suddivisa per capitoli divisi anch'essi in anni o, talvolta, lustri.
Si tratta di un Buildungsroman (ricordo, derivante da build+roman [build, costruire, roman, romanzo] è quindi un romanzo di formazione) che registra perciò i cambiamenti (sia fisici che psicologici) dei due protagonisti nel corso della loro esistenza e la continua trasformazione della loro, se così la si può definire, relazione.
Paolo Giordano, nato nel 1982, è scrittore e fisico italiano. A ventisei anni è il più giovane autore ad aver ottenuto il Premio Strega, e ha inoltre vinto, oltre a questo, il Premio letterario Merck Serono (riconoscimento che premia saggi e romanzi che presentano connessioni tra scienza e letteratura). Nel 2008 La solitudine dei numeri primi è stato il libro più venduto in Italia, con più di un milione di copie vendute.

Trama:
Alice è una bambina di sette anni obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. E una mattina di nebbia fitta, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista e si spezza una gamba.
Mattia è invece un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La sua presenza umilia Mattia di fronte ai suoi compagni, e così, la prima volta che un compagno li invita entrambi al suo compleanno, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che lei lo aspetterà. Ma in quel parco, la gemella si perderà per sempre. 
Le vite di Mattia e Alice si incroceranno, e diventeranno adolescenti, giovani e, poi, adulti.



"Sapeva che tutta la violenza
era racchiusa nella precisione di un dettaglio."

"Lui e Alice erano come dei numeri primi gemelli.
Vicini,
ma non abbastanza per sfiorarsi davvero."



Penso che questo sia uno dei libri più belli che io abbia mai letto.
Prima di tutto, non è una storia banale. Checché voi ne diciate, e per quanto vi possa piacere, Colpa delle stelle (meglio conosciuto come "Okey? Okey.") è una storia molto, ma molto banale. Fin dalle prime pagine riesci a capire tutta la storia che ancora devi leggere ed era palesemente palese che uno dei due moriva. Perché, al giorno d'oggi, vive l'ideale che se almeno una persona in un libro non muore, allora non si tratta di un drammatico. Ebbene, Paolo Giordano riesce a dimostrare che non è così: nel suo libro non muore nessuno dei due protagonisti principali, ovvero Mattia ed Alice, ma ha comunque un non so che di drammatico. Un romanzo drammatico, per essere tale, non deve soltanto avere un finale triste, ma deve avere struttura, personaggi e ambienti che consiglino durante tutto il libro, un'atmosfera di tristezza, e anche rifiuto della vita, e con questo libro l'autore ci è riuscito in pieno. 
E' un libro che esplora la vita con crudezza e sincerità, basandosi sulla vita di questi due ragazzi, presi di mira dalla vita già da bambini. La lettura va avanti scorrevole, non ci sono intoppi, ma da pagina 152, proprio a metà del libro tutto, che ne ha 304, ci sono una trentina di pagine noiose e trattate anche con più superficialità rispetto a tutte le altre, ma, una volta superate, il racconto riprende con la stessa scorrevolezza precedente. Mi è piaciuta molto come storia perché non è neanche tanto strappalacrime, ma ti lascia allibita già alle prime pagine, quando io mi stavo chiedendo che cosa stessi leggendo (se proverete a dargli un occhiata capirete). Non è una storia di chissà quale originalità, però nella sua semplicità, Giordano è riuscito a darle un tocco, quel che basta, di drammaticità per farmelo piacere molto.
Del libro non mi è invece piaciuto che certi temi vengano trattati con molta leggerezza e quasi indifferenza. Quando si trovano di questi argomenti, in un racconto, è giusto, e anche d'obbligo che vengano approfonditi. Mi rendo conto, tuttavia, che, con questi supplementi di riflessioni, il libro sarebbe stato troppo lungo e potrebbe essere diventato noioso, perciò anche così va bene. Ho dato quattro stelle proprio per questo motivo, oltre al fatto della trentina di pagine noiose, ma ero indecisa se darne quattro o cinque, perciò sono quattro, ma contatele pure come quattro e mezzo.
Quasi dimenticavo! E' una lettura seria e impegnativa, quindi evitate di regalarlo al vostro nipotino di dieci anni, piuttosto una scatola di Lego.



laranakermit19





domenica 30 agosto 2015

Love factor-recensione☻☻☺☺☺

Oggi sono piuttosto presa per scrivere almeno due recensioni. Vi anticipo già di quali libri si tratteranno: Love factor (questa) e Il grande Gatsby. 
Conto molto di riuscirci, è una bella sfida.

Love factor è un libro pubblicato nel 2011 da Piemme. Si tratta di un romanzo rosa, ma siccome è rivolto prevalentemente ai ragazzi, è meglio dire che è un young adults, cioè un libro che parla di tematiche che un adolescente può vivere, come la storia di questa ragazza, Estella, che si trova a partecipare a un reality musicale molto famoso, Musica per un sogno. E' inoltre anche un romanzo di formazione.
L'autrice, Mathilde Bonetti, nata nel 1977, è una scrittrice e una traduttrice italiana. Ha iniziato la propria attività come giornalista freelance (libera professionista) per quotidiani e riviste, nel 1996 ha pubblicato il libro Inviati, giornalisti da salvare e l'anno successivo E gli elfi cantarono, una raccolta di fiabe fantasy. Love factor è uno dei suoi ultimi libri.

Trama:
Estella ha un solo sogno: cantare. Fin da piccola, però, suo padre gliel'ha sempre impedito, costringendola a frequentare il liceo linguistico, per aiutarlo nell'attività di famiglia.
Ora, con la maggiore età, Estella ha capito che per essere felice deve scegliere la propria strada nella vita da sola. Così, grazie alla sua migliore amica Francesca, si ritrova a partecipare al casting del reality musicale Musica per un sogno, dove, oltre a dimostrare le sua abilità di cantante, troverà il vero amore.



"Io canto e basta.
Perché quando lo faccio
è come se attraversassi l'arcobaleno."

"Mi rende felice e mi emoziona
e penso che chi mi ascolta prova solo metà
delle cose che provo io.
Vedrà l'arcobaleno, almeno per un attimo."



Inizio col dire che io in questo libro che tengo gelosamente in camera ho anche la dedica dell'autrice, e mi sento molto fiera di avercela, anche se qualcuno potrà dire che è una cosa stupida.
Premetto che il libro non è niente per quanto riguarda vocaboli e struttura della storia, però è molto bello per quanto riguarda il messaggio che dà: puoi realizzare i tuoi sogni se combatti per questo e credi in te stesso. Per questo dico che è un romanzo di formazione, perché Estella, la protagonista, e tutti i personaggi che la affiancano nella storia, cambiano e maturano nel corso della vicenda, e i punti di vista del lettore cambiano di conseguenza anche in base a questo. Perciò si tratta di un libro per ragazzi adolescenti, perché è semplice ma allo stesso tempo tratta argomenti interessanti.
Le descrizioni sono abbastanza accurate, almeno il minimo per farti un'idea dei personaggi, che sono comunque i tipici soggetti che si possono trovare in ogni libro; avverto che il racconto parla alle adolescenti che sono in noi donne, primo fra tutti perché uno degli argomenti che compongono la spina dorsale della trama è la competizione tra una ragazza dolce e angelica come Estella e un'altra formosa, manipolatrice e provocante come Valeria, concorrente del reality, per un uomo, Ivano. Non dico di più perché altrimenti spoilererei il finale (che vi coglierà di sorpresa) a tutti, ma spiego il perché del mio voto di due stelle su cinque su questo libro di cui finora ho parlato soltanto bene. 
Ho messo un due perché anche se bello non è un libro che si può comparare a capolavori come Narnia o chissà cosa perciò se si tratta di un racconto semplice ma che non lascia il segno, di riflesso abbasso di una o due stelle l'impressione finale, perché è giusto così. 
Giusto per chiarire i vostri (capibili) dubbi.



Buonsalve, Maryanna




martedì 25 agosto 2015

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte-recensione☻☻☺☺☺

Bene, e con questa siamo arrivati (già) alla quinta recensione del mese.
Spero di arrivare a molte più recensioni, e col vostro sostegno so già che ce la farò.
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è il titolo del libro di oggi. 
Pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 2003, ha vinto il premio Whitbread in Inghilterra come migliore libro dell'anno. Si tratta di un romanzo giallo durante la prima parte (mentre Christopher cerca di risolvere il caso di Wellington), ma è soprattutto un romanzo di formazione, dalla prima all'ultima pagina (poiché tratta di Christopher, ragazzo autistico).
Un romanzo di formazione o Buildungsroman (dal tedesco costruire+romanzo) è un genere letterario che riguarda l'evoluzione del protagonista durante lo svolgimento della vicenda verso la maturità. E' un genere che promuove, soprattutto al giorno d'oggi, la narrazione di emozioni, sentimenti o progetti nati dall'interno del protagonista.
L'autore di quest'opera è Mark Haddon; nato in Inghilterra nel 1963 ha scritto e illustrato quindici libri per ragazzi e ha inoltre lavorato per televisione e radio. Il suo libro più conosciuto in Italia è appunto Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, i cui diritti sono già stati acquistati dalla Warner Bros per la stesura di un film, già uscito nelle sale nel 2014.



Trama:
Questo è un giallo diverso da tutti gli altri, perché l'investigatore è Christopher, un ragazzo di quindici anni che soffre della sindrome di Asperger (1) e che ha quindi un rapporto problematico col mondo. 
Capisce tutto di matematica e niente di esseri umani. 
Odia il giallo e il marrone, ma ama il rosso.
Non è mai andato più in là del negozio dietro l'angolo, ma quando scopre il cadavere di Wellington, il cane della signora Shears, incomincia un'esperienza investigativa alla Sherlock Holmes, che gli cambierà la vita.



"La gente mi confonde, perché spesso parla senza usare le parole
o usando dell metafore."

" Una bugia innocente non è veramente una bugia
È quando si dice la verità ma non la si dice fino in fondo."

"Ci sono molti misteri nella vita. 
Ma ciò non significa che non esistano risposte a questi misteri."



Mi sono trovata a leggere questo libro come "lettura consigliata" dell'estate per scuola (che nel linguaggio dei professori tradotto significa "O lo leggi o lo leggi"), per cui non è stata neanche una lettura spontanea, del tipo che se lo finisci di leggere e alla fine non ti è piaciuto ti prendi tu tutta la colpa e ammetti di aver sbagliato a scegliere quel libro, in poche parole, ti attacchi. Invece no, se è stato un professore a consigliartelo (o, nel mio caso, una professoressa) devi anche trattenerti dall'insultarlo/a per averti fatto perdere due giorni (e dico due!!) a leggere un libro (di cui di sicuro dovrai parlare in classe davanti ai compagni e scommetto il 1000 x mille che non mi ricorderò niente di ciò che ho letto perché la storia mi è scivolata addosso) di cui potevi fare benissimo a meno. Due giorni che potevi spendere a fare qualcosa di più costruttivo, come per esempio fare i quattro disegni dei quali ti sei dimenticata e che devi recuperare in tre settimane, magari anche meno, o semplicemente farsi una camminata col cane, che, chissà, rimandi da anni e anni. 
Comunque. Non è stato un libro così terribile, lo ammetto. E' quasi carino, soggettivamente.
Ma, secondo me, non è un libro da consigliare come lettura estiva; primo perché la storia di un ragazzo autistico, per quanto commovente e toccante, non puoi pretendere che interessi tutti gli adolescenti di una classe di prima superiore che ancora un po' non sanno neanche cos'è l'autismo. 
Secondo, sapendo che non molti leggono con frequenza o hanno un lessico avanzato e un dizionario vario, non è il massimo, dal momento che è un'opera di un livello abbastanza elevato, che contiene riflessioni a volte difficili da seguire e termini non proprio usuali e utilizzate.
Terzo e ultimo punto (e poi comincio con le considerazioni belle), il finale non mi ha entusiasmata. Siccome non sono una spoileratrice, però, non vi dico come finisce e vi lascio a voi la scoperta!

Ciò che mi è piaciuto del racconto è la storia, perché nella sua semplicità e nella sua visione, diciamo così, "diversa", è veramente una bella trama e di conseguenza un bello svolgimento. Il fatto che Christopher, poi, voglia a tutti i costi scoprire chi ha ucciso il cane Wellington è, per me, una cosa veramente tenera, da cui tutti dovrebbero trarre esempio.
Ultima cosa, poi vi lascio dal momento che vi ho tenuti attaccati allo schermo già abbastanza, sono rimasta piacevolmente sorpresa da come l'autore Mark Haddon sia riuscito con poche pagine (sono 247, se si conta l'appendice) a farmi comprendere meglio il mondo di coloro che sono visti e additati come "diversi" o "speciali", ma che secondo me hanno semplicemente una visione diversa di ciò che li circonda. 
Sono loro che, spesso, ci dimostrano di avere un cuore più grande del nostro.


E con questa perla vi lascio,
Maryanna


(1): ABBREVIATA SA E' UN DISTURBO VICINO ALL'AUTISMO CHE PRESENTA UNA COMPROMISSIONE DELLE INTERAZIONI SOCIALI, SCHEMI DI COMPORTAMENTO RIPETITIVI E STEREOTIPATI, ATTIVITA' E INTERESSI IN ALCUNI CASI MOLTO RISTRETTI. DIVERSAMENTE DALL'AUTISMO CLASSICO NON PRESENTA RITARDI NEL LINGUAGGIO E NELLO SVILUPPO COGNITIVO.