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venerdì 16 ottobre 2015

The Host-recensione★★★★★

Ebbene sì, The Host (L'ospite) ha cinque stelle meritate!
Nonostante abbia letto decine e decine di recensioni di lettori scontenti del nuovo libro di Stephenie Meyer, a me questo è piaciuto decisamente più dei precedenti, ma vi spiegherò in seguito la mia ipotesi riguardo al fatto che The Host non abbia riscosso successo come la precedente e fin troppo famosa saga vampiresca.
Pubblicato nel maggio 2008 dalla casa editrice Rizzoli (ne è stato tratto l'omonimo film cinque anni più tardi) si tratta di un romanzo fantascientifico. Il sottogenere fantascienza si discosta dal tradizionale fantasy per il fatto che il primo cerchi di dare delle spiegazioni logiche, razionali e scientifiche agli avvenimenti sovrannaturali che avvengono nella storia, mentre nel fantasy è come essere in un sogno: tutto ciò che succede è considerato normale, anche se ci sono personaggi come fatine, demoni o che so io come personaggi.
Stephenie Meyer è nata nel 1970. Vive in Arizona con il marito e tre figli. La tetralogia sull'amore tra l'umana Bella e il vampiro Edward, comprendente Twilight, New Moon, Eclipse  e Breaking Dawn, ha riscosso uno straordinario successo, con milioni di copie vendute in tutto il mondo. The Host esce in Italia in contemporanea con l'edizione americana.

Trama:
In un futuro non troppo lontano, la specie umana sta scomparendo. Un'altra razza, aliena, potente e intelligentissima, ha preso il sopravvento, e i pochi umani rimasti vivono nascosti, raccolti in piccole comunità di fuggiaschi. Tra loro c'è Jared, l'uomo che la giovane Melanie, da poco caduta nelle mani degli "invasori", ama profondamente, e non riesce a dimenticare. Neppure adesso che il suo corpo dovrebbe essere niente di più di un guscio vuoto, un semplice involucro per l'anima aliena che le è stata assegnata. Perché l'identità di Melanie, i suoi ricordi, le sue emozioni e sensazioni, il desiderio di rincontrare Jared, sono ancora troppo vivi e brucianti per essere cancellati, Così l'aliena Viandante si ritrova, del tutto inaspettatamente, invasa dal più umano e sconvolgente dei sentimenti, l'amore. E, spinta da questa forza nuova ed irresistibile, accetta, conto ogni regola e ogni istinto della sua speie, di mettersi alla ricerca di Jared. Per rimanere coinvolta, insieme all'ostinata, appassionata Melanie, nel triangolo amoroso più impossibile e paradossale, quello fatto di tre anime e due soli corpi.



"Le vite umane erano ingarbugliate da legami assurdi.
Che disastro."

"Cosa mi faceva preferire l'amore degli umani
a quello della mia specie?"

"Non sapevo perché lo avessi desiderato
così disperatamente."




La mia recensione:
Allora, incomincio prima di tutto col spiegare la mia ipotesi: secondo me The Host non è stato molto apprezzato perché molti lettori sono andati dietro all'autrice. Mi spiego meglio; secondo me molti di quelli che hanno letto il libro pensavano fosse una storia come la saga di Twilight, ma trovandosi davanti un qualcosa di così diverso, scritto meglio, con periodi e frasi più complesse, penso abbiano chiuso il libro a metà o lo abbiano finito con sforzo. Perché è una storia tutt'altro che simile a Twilght (che, diciamolo, era di una banalità immensa), sia per i contenuti che per la forma sintattica. Okay, anche qua c'è una storia d'amore, e anche un triangolo amoroso, ma sono spiegati così diversamente rispetto alla saga vampiresca, cioè bene, che questa "banalità" tipica del romanzo rosa passa in secondo piano e perde via via importanza, eccetto che alla fine che ha dei momenti di spannung (tensione) così belli e così forti che più volte mi sono trovata sull'orlo delle lacrime per poi cedere definitivamente. 
Per cui, io mi sono trovata nella mia fidata biblioteca e vedendo The Host vicino alla famosa saga ho pensato:
-O mio dio, no... un altro romanzo della Meyer...-
E poi mi sono detta:
-E' infantile parlar male di qualcosa che non si conosce. Provo a leggerlo, poi se fa cagare come gli altri al massimo non lo finisco.-
E invece mi ha fatto tutto fuorché schifo. Giuro, sono 567 pagine, ma l'ho letto in cinque giorni, nonostante fossi sempre a scuola, e anche in quel caso leggevo comunque, e con la mia fidata amica lettrice vicino ci eclissavamo insieme durante le spiegazioni di inglese o matematica, per immergerci nei mondi creati dalla Meyer o dalla Stiefvater, di cui ho letto solo un libro, ma ho intenzione di rimediare al mio peccato di ignoranza letteraria molto presto (a proposito, al momento sto leggendo quattro libri, ma vorrei recensire il prima possibile Shadowhunters #2).
La cosa che più mi preme di dirvi è quanto mi ha sorpreso il fatto che la Meyer sembri mille volte più matura in questo libro che negli altri che ha scritto, nonostante The Host sia stato pubblicato tra l'uscita di Eclipse e Breaking Dawn. Cioè, è scritto benissimo, ed è anche più difficile di molti altri libri, tanto che certi passaggi me li sono dovuti leggere più volte, prima di capirli. Penso che mi sia piaciuto di più questo romanzo perché l'amore non ha tanto peso, in questa storia, sono più presenti altri valori, quali il valore e l'amicizia. Poi, ovvio, c'è l'innamoramento e tutte quelle cretinate là, ma molto meno che in Twilight & Co.
L'unica pecca che devo purtroppo "segnalare" è la mancanza di sfiga; infatti, in tutta la storia, quasi niente va male e tutto fila liscio. Non mi lamento, mi piace quando le cose vanno bene, rose e fiori, ma a lungo andare non è realistico e rischi di annoiare, anche se per me con The Host non è successo. Ora mi resta solo da aspettare che Alice lo legga!



Ciao!
laranakermit19



sabato 10 ottobre 2015

Matilde-recensione★★★★☆

Il romanzo Matilde (o Matilda, dipende da come il titolo viene tradotto nei diversi paesi) è un libro scritto da Roald Dahl del 1988, ma, nonostante sia stato pubblicato da così tanto tempo, rimane ancora un classico per bambini, che viene tutt'ora passato per le classi delle elementari come lettura estiva. Ricordo di essermi trovata a leggerlo proprio grazie a quest'iniziativa che avevano avuto le mie ex insegnanti (e che, oltretutto, penso sia una bella idea, che dovrebbero fare in tutte le scuole, specialmente con le nuove generazioni di ragazzini super tecnologici che dovrebbero scoprire la magia della lettura) e l'ho rivisto, o riletto, poco tempo fa, alcuni mesi al massimo, trovandolo ancora divertentissimo come la prima volta.
Si tratta di un genere fantasy, ambientato in una piccola cittadina qualsiasi. Non ho ritenuto fosse il caso di etichettarlo come urban fantasy dal momento che questo, almeno a parer mio, riguarda soprattutto le storie fantastiche che accadono in grandi metropoli, come New York, piuttosto che Londra, piuttosto che Washington, ecc...
Roald Dahl (1916-1990) fu scrittore britannico, conosciuto per i suoi diffusissimi romanzi d'infanzia. Nel 1920 muore il padre; la madre decide di rimanere in Galles. Qui l'infanzia di Roald venne segnata dalla severità impartitagli nei collegi frequentati, ma anche dalla gioia famigliare, riportata nel libro Boy. Decise di non inscriversi all'Università, ma viaggiò, e per quattro anni lavorò in Kenya e Tanzania; nel 1939 si arruolò nella Royal Air Force, ma dopo una serie di incidenti gli venne permesso di tornare in patria. Nel 1942 iniziò la sua carriera di scrittore per l'infanzia, e nel 1953 si sposò con l'attrice Patricia Neal, da cui ebbe cinque figli. Morì di leucemia all'età di 74 anni.

Trama:
Matilde ha imparato a leggere a tre anni, e a quattro ha già divorato tutti i libri della biblioteca pubblica. Quando perciò incomincia a frequentare la prima elementare si annoia talmente che l'intelligenza deve pur uscirle da qualche parte; così, le esce dagli occhi. Gli occhi di Matilde diventano incandescenti, e da essi si sprigiona un potere magico che l'avrà vinta sulla perfida direttrice Spezzindue, la quale per punire gli alunni si diverte a rinchiuderli in un armadio pieno di chiodi, lo Stozzatoio, o li usa per allenarsi al lancio del martello olimpionico, facendo roteare le bambine per le trecce e lanciandole lontano. Ma l'intelligenza e la cultura sapranno vincere l'ottusità, la prepotenza e la cattiveria.




"I padri e le madri sono tipi strani"




La mia recensione:
Mi piace tantissimo come Roald Dahl riesce a farti montare la rabbia dentro per tutta la durata del libro, ed è proprio quello che succede qua: fin dalle prime pagine ci sei tu che speri che Matilde si ribelli e che cambi tutto nella sua vita, viste le sue enormi potenzialità, eppure non lo fa, almeno non all'inizio. L'autore, secondo me, ha voluto mettere in evidenza che reagire subito magari anche con violenza a qualcosa che non è giusto nella nostra vita, il più delle volte può essere sbagliato, perciò anche Matilde ha bisogno di un sostegno, di qualcuno (in questo caso la maestra) che la aiuti a prendere le sue decisioni e la indirizzi ad una retta via. Ovvio, non sempre, anzi, il più delle volte, questo nella vita reale non succede, ma è un libro scritto per un piccolo pubblico, perciò è giusto che i piccoli noi possano ricavare una speranza da questa piccola ma grande protagonista che rivoluzionerà sé stessa. 
Poi, la trama non lo dice, ma oltre alla direttrice (che si chiama Spezzindue e vi giuro che io l'ho iniziata a odiare dal primo momento in cui viene descritta, perché provoca così tanta irritazione che viene spontaneo) ci sono anche i genitori che, senza tanti giri di parole, sono delle teste di cazzo, ma va bene così, perché al mondo non sono tutti perfetti, e ci sono i genitori responsabili e i genitori teste di cazzo. Con questo libro, per grandi e piccini, Roald Dahl disegna un quadro realistico sulla società dei suoi anni e su questa ragazzina o bambina o come la volete chiamare, che vi farà innamorare alla prima parola.



Ciao
laranakermit19






venerdì 11 settembre 2015

L'evoluzione di Calpurinia-recensione★★★☆☆

Oggi recensirò L'evoluzione di Calpurnia.
Il libro è stato pubblicato da Salani nel 2011 e ha 285 pagine in tutto.
Si tratta di un romanzo, adatto a tutti i bambini e/o ragazzi affascinati dalla scienza.
L'autrice è Jacqueline Kelly, nata in Nuova Zelanda. Cresciuta in Canada, ora vive in Texas, tra la città di Austin e la campagna di Fentress. L'evoluzione di Calpurnia è il suo primo romanzo, che si è aggiudicato, tra i molti altri premi, il Newbery Honor, ha dominato le classifiche in America e Spagna, dove è stato definito "l'anello mancante tra Mark Twain e Charles Darwin", ed è in corso di pubblicazione in quattordici paesi, dal Giappone al Portogallo.

Trama:
Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l'origine delle specie animali.
Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica?
Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell'acqua e della terra. E scoprirà anche sé stessa.



"Ah. Letto, libro, micino, panino. Non serve altro nella vita, davvero."

"Un tempo possedeva un vecchio corvo, che si chiamava Edgar Allan Crow."



Questo libro mi è stato regalato tempo fa da mio fratello per il compleanno.
L'ho letto penso in tre giorni o anche meno, comunque mi è piaciuto, perché è semplice ma allo stesso tempo serio. All'inizio ero un po' critica, perché dalla copertina sembrava quasi che fosse un libro per bambini. Poi, però, ho iniziato a leggerlo e ne sono rimasta, non dico affascinata perché sarebbe un termine esagerato, ma direi sorpresa.
Il libro parla, in poche parole, di questa ragazza che capisce cosa vuole fare nella sua vita; siccome è ambientato negli ultimi anni dell'Ottocento, ciò vuol dire che non vuole rimanere a casa a lavare e cucinare e sfornare una decina di bambini, o anche sì, per quanto riguarda l'ultimo punto, ma quello che veramente vorrebbe fare è la naturalista. Ma la società di quel tempo non le permette di scoprire ciò che riguarda Darwin e l'evoluzione, aspettandosi che tutte le donne stiano appunto in casa a lavare e sfornare bambini, considerandole esseri inferiori.
Mi è stra-piaciuto il personaggio principale, ovvero Calpurnia, perché viaggia controcorrente e mostra agli altri di che pasta siamo fatte noi donne. Anche se è ancora una ragazzina sa bene cosa vorrebbe fare e se ne fa un baffo di quelli che le dicono che invece dovrebbe stare a casa, ad imparare come essere una brava moglie, madre e padrona di casa. Quante volte ci siamo sentiti rivolgere questo messaggio, seppur con parole diverse? "No, non dovresti fare quella scuola, sarebbe meglio tu andassi a frequentare questa, ti offre più opportunità lavorative." oppure "Dovresti andare in chiesa, non va bene che tu cresca senza un credo.". Persone qui, persone qua che ti dicono cosa fare della tua vita.

Alcuni dicono che è per il tuo bene se cercano di darti indicazioni in questo modo, ma non è vero. Le persone che ti dicono così vogliono solo tagliare le gambe ai tuoi sogni, ed è di questo che parla, il libro, dei tuoi sogni. 
E di come, se lotti, puoi arrivare a coronarli.



laranakermit19




lunedì 31 agosto 2015

Abbaiare stanca-recensione☻☻☻☻☺

Questo è un romanzo poco conosciuto (purtroppo), ma che secondo me dovrebbe venire diffuso di più, perché, a differenza di altri "libri" definiti successi mondiali che di successo non hanno niente (tipo, che so, la saga di Cinquanta sfumature, per prenderne uno a caso), il racconto in questione ha veramente qualcosa da dire, ed è un messaggio molto forte.
Abbaiare stanca è una storia di un cane (Il Cane bastardo) raccontata dal punto di vista dell'animale, e lo consiglio a bambini e adulti perché penso che questo genere possa far pensare che gli esseri viventi debbano essere rispettati (il che, a casa mia, è una cosa elementare, non avevo e non ho tutt'ora bisogno di nessuno che mi spieghi di non maltrattare gli animali solo per divertimento, ma a quanto pare o i tempi sono cambiati o i genitori non si preoccupano abbastanza della natura che circonda loro e i relativi figli. Comunque, mi pare una cosa non da educatore ma da deficiente, e si vede poi l'impronta di questi deficienti sulle nuove generazioni). Ora non mi voglio dilungare troppo con i miei pensieri, che lascio per dopo, e inizio con la parte tecnica.
Il libro, francese, è stato pubblicato per la prima volta nel 1982 dalla casa editrice Salani, uno dei volumi che compongono la collana Istrici.
E' un romanzo, ma aggiungerei che si possa parlare anche di genere autobiografico; nonostante, naturalmente, un cane non possa scrivere un libro, è comunque la storia che questo cane racconta di sé stesso durante gli anni in compagnia di Mela, perciò lo definirei in parte autobiografico o biografico. Chi vuole dire il suo parere commenti.
Daniel Pellac è l'autore di Abbaiare stanca; nato nel 1944 in Francia, ha trascorso l'infanzia tra Africa, Sud-Est Asia, Europa e Francia Meridionale. Nel 1969 si laurea all'Università di Nizza e diventa contemporaneamente scrittore e insegnante; i suoi primi romanzi sono Le service militaire au service de qui? (Il servizio militare a servizio di chi?), Messieurs les enfants (Signori bambini) e la saga Malaussène, che secondo la rivista statunitense Watch and listen si pone davanti alla saga di Harry Potter e ai I tre moschettieri.

Trama:
Abbaiare stanca racconta le avventure di Il Cane e della padroncina Mela, con cui diventa inseparabile; sarà Il Cane a insegnare alla bambina a trattarlo con rispetto. 
Il rapporto con Mela diventa strettissimo al punto che i genitori iniziano ad ingelosirsi e, per rompere quest'affetto, arrivano ad abbandonare Il Cane in autostrada; esso però riesce, attraverso le sue doti olfattive più sviluppate, a ritornare a casa a Parigi dove vive un'avventura del tutto nuova.



"Abbaiare stanca.
La forza non conta niente nella vita.
Saper schivare è quello che conta."



Questo è un libro veramente bello; ovviamente, se non vi frega niente degli esseri viventi che popolano la vita insieme a noi, vi consiglio di non leggerlo e di non disturbarvi a visitare di nuovo il mio blog. Da vegetariana che sono nutro come stile di vita un profondo rispetto per la vita, a volte quasi più per quella animale che per quella umana, e di conseguenza mi ritrovo ad essere contro la violenza. Per questo consiglio il libro che sto recensendo, perché vi farà piangere fin dalle prime dieci pagine soltanto per il fatto che l'ottica è quella di un animale e non di un cieco essere umano. In questa storia Daniel Pennac cerca di farci entrare in questo mondo così diverso dal nostro (e ci riesce). 
Lo stile non è complicato per cui il libro è adatto a tutte le fasce d'età (io l'ho proposto perfino a mio papà) e si adatta a tutti i tipi di pensiero. Sensibilizza le persone verso il fenomeno del maltrattamento degli animali purtroppo diffuso e sul rapporto che si può creare tra uomo e animale.
Mi è piaciuto il fatto che appunto il tema madre della storia sia l'affetto che si crea tra i due soprattutto per il fatto che io l'ho letto da bambina, quando avevo la stessa età di Mela, perciò mi sono presa nella lettura di un genere che non avevo ancora mai provato.
Dello stesso genere consiglio anche Ho visto piangere gli animali, che è più crudo e realistico e soprattutto basato su storie vere che veramente lasciano i brividi (ecco, quello è più adatto ad un pubblico maturo).
Io ve ne propongo la lettura, non si sa mai che poi vi piaccia e diventi Il Libro Della Vostra Vita, no? Meglio provare che rimanere in dubbio.



Maryanna.





domenica 30 agosto 2015

Il grande Gatsby-recensione☻☻☻☺☺

Nella seconda recensione di oggi vi parlo di un libro la cui storia ha ispirato due film, uno del 1949 e un altro più recente (con Leonardo Di Caprio nella parte di Mr. Gatsby) del 2013.
Sto parlando de Il grande Gatsby.
La prima edizione del romanzo risale addirittura al 1925, ma solo dopo undici anni l'opera è arrivata qua in Italia, pubblicata da Mondadori nel 1936.
Si può quindi dire che, paragonato agli altri libri di cui precedentemente ho fatto recensioni, questo non sia una novità; è anche vero, però, che si possono trarre diverse vedute della stessa storia, come dimostrano infatti i film.
Il genere è il romanzo, è storia molto semplice, senza nulla di particolare da far notare.
L'autore, Francis Scott Fitzgerald, morto nel 1940 per un attacco cardiaco, è stato scrittore e sceneggiatore statunitense. E' considerato uno fra i maggiori autori dell'Età del Jazz e, nel complesso di tutte le opere, anche del XX secolo. Scrisse quattro romanzi, più uno incompiuto, e dieci racconti brevi sui temi della giovinezza e della disperazione.

Trama:
L'ambizioso Jay Gatsby ha conquistato prestigio, ricchezza e rispettabilità usando tutti i mezzi, leciti o no. Ora, divorato da un superbo orgoglio, vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo fra lui e Daisy, la donna che lo ha respinto quando era povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ma benché getti sulla bilancia tutto il peso del suo fascino e del suo potere, Gatsby non potrà realizzare il suo sogno, ma, anzi, rischierà di cadere.



"Adoro le grandi feste, sono così intime.
In quelle piccole non c'è nessuna privacy."

"E' perfetto.
Come la tua perfetta ed irresistibile immaginazione."

"Lei rende tutto splendente,
non credi, vecchio mio?"



Prima di leggere il libro ho visto tutti e due i film tratti da questo, e, come al solito, sono estremamente diversi in più aspetti, ma, siccome non sono qua per parlare di cinematografia, continuo con le impressioni personali.
Mi è piaciuto che il libro finisse male (piccolo spoiler, ma probabilmente sapete già come termina) perché non può andare sempre tutto bene, e questo finale secondo me ha reso più reale tutta la storia che c'era dietro.
Essendo un libro abbastanza vecchio è scritto con termini di linguaggio abbastanza alto, anche per il fatto che la vicenda è narrata, come diario, da Nick Carraway, perciò in prima persona, per cui non lo consiglierei al primo che incontro per strada, anche perché è un genere e un racconto che si adatta comunque in miglior modo ad un pubblico femminile, perché, insomma, la storia è un po' sempre quella, dei due innamorati che si perdono e poi si ritrovano, ma hanno sempre un imprevisto da superare insieme.
Ho trovato abbastanza duro in certi tratti andare avanti con la lettura perché ci sono dei punti morti che sembrano veramente dei deserti; tutto sommato, però è una lettura che può essere affrontata bene e anche in poco tempo, per il fatto che ha solamente 189 pagine (almeno nella mia edizione, che non è quella qui sotto ma più o meno dovrebbero essere gli stessi numeri). 
Bene, con questo avrei finito per oggi, ma tornerò domani con un nuovo libro (in teoria, su programma, sarà Abbaiare stanca) e vi auguro una buona notte 




A domani, Maryanna




martedì 25 agosto 2015

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte-recensione☻☻☺☺☺

Bene, e con questa siamo arrivati (già) alla quinta recensione del mese.
Spero di arrivare a molte più recensioni, e col vostro sostegno so già che ce la farò.
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è il titolo del libro di oggi. 
Pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 2003, ha vinto il premio Whitbread in Inghilterra come migliore libro dell'anno. Si tratta di un romanzo giallo durante la prima parte (mentre Christopher cerca di risolvere il caso di Wellington), ma è soprattutto un romanzo di formazione, dalla prima all'ultima pagina (poiché tratta di Christopher, ragazzo autistico).
Un romanzo di formazione o Buildungsroman (dal tedesco costruire+romanzo) è un genere letterario che riguarda l'evoluzione del protagonista durante lo svolgimento della vicenda verso la maturità. E' un genere che promuove, soprattutto al giorno d'oggi, la narrazione di emozioni, sentimenti o progetti nati dall'interno del protagonista.
L'autore di quest'opera è Mark Haddon; nato in Inghilterra nel 1963 ha scritto e illustrato quindici libri per ragazzi e ha inoltre lavorato per televisione e radio. Il suo libro più conosciuto in Italia è appunto Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, i cui diritti sono già stati acquistati dalla Warner Bros per la stesura di un film, già uscito nelle sale nel 2014.



Trama:
Questo è un giallo diverso da tutti gli altri, perché l'investigatore è Christopher, un ragazzo di quindici anni che soffre della sindrome di Asperger (1) e che ha quindi un rapporto problematico col mondo. 
Capisce tutto di matematica e niente di esseri umani. 
Odia il giallo e il marrone, ma ama il rosso.
Non è mai andato più in là del negozio dietro l'angolo, ma quando scopre il cadavere di Wellington, il cane della signora Shears, incomincia un'esperienza investigativa alla Sherlock Holmes, che gli cambierà la vita.



"La gente mi confonde, perché spesso parla senza usare le parole
o usando dell metafore."

" Una bugia innocente non è veramente una bugia
È quando si dice la verità ma non la si dice fino in fondo."

"Ci sono molti misteri nella vita. 
Ma ciò non significa che non esistano risposte a questi misteri."



Mi sono trovata a leggere questo libro come "lettura consigliata" dell'estate per scuola (che nel linguaggio dei professori tradotto significa "O lo leggi o lo leggi"), per cui non è stata neanche una lettura spontanea, del tipo che se lo finisci di leggere e alla fine non ti è piaciuto ti prendi tu tutta la colpa e ammetti di aver sbagliato a scegliere quel libro, in poche parole, ti attacchi. Invece no, se è stato un professore a consigliartelo (o, nel mio caso, una professoressa) devi anche trattenerti dall'insultarlo/a per averti fatto perdere due giorni (e dico due!!) a leggere un libro (di cui di sicuro dovrai parlare in classe davanti ai compagni e scommetto il 1000 x mille che non mi ricorderò niente di ciò che ho letto perché la storia mi è scivolata addosso) di cui potevi fare benissimo a meno. Due giorni che potevi spendere a fare qualcosa di più costruttivo, come per esempio fare i quattro disegni dei quali ti sei dimenticata e che devi recuperare in tre settimane, magari anche meno, o semplicemente farsi una camminata col cane, che, chissà, rimandi da anni e anni. 
Comunque. Non è stato un libro così terribile, lo ammetto. E' quasi carino, soggettivamente.
Ma, secondo me, non è un libro da consigliare come lettura estiva; primo perché la storia di un ragazzo autistico, per quanto commovente e toccante, non puoi pretendere che interessi tutti gli adolescenti di una classe di prima superiore che ancora un po' non sanno neanche cos'è l'autismo. 
Secondo, sapendo che non molti leggono con frequenza o hanno un lessico avanzato e un dizionario vario, non è il massimo, dal momento che è un'opera di un livello abbastanza elevato, che contiene riflessioni a volte difficili da seguire e termini non proprio usuali e utilizzate.
Terzo e ultimo punto (e poi comincio con le considerazioni belle), il finale non mi ha entusiasmata. Siccome non sono una spoileratrice, però, non vi dico come finisce e vi lascio a voi la scoperta!

Ciò che mi è piaciuto del racconto è la storia, perché nella sua semplicità e nella sua visione, diciamo così, "diversa", è veramente una bella trama e di conseguenza un bello svolgimento. Il fatto che Christopher, poi, voglia a tutti i costi scoprire chi ha ucciso il cane Wellington è, per me, una cosa veramente tenera, da cui tutti dovrebbero trarre esempio.
Ultima cosa, poi vi lascio dal momento che vi ho tenuti attaccati allo schermo già abbastanza, sono rimasta piacevolmente sorpresa da come l'autore Mark Haddon sia riuscito con poche pagine (sono 247, se si conta l'appendice) a farmi comprendere meglio il mondo di coloro che sono visti e additati come "diversi" o "speciali", ma che secondo me hanno semplicemente una visione diversa di ciò che li circonda. 
Sono loro che, spesso, ci dimostrano di avere un cuore più grande del nostro.


E con questa perla vi lascio,
Maryanna


(1): ABBREVIATA SA E' UN DISTURBO VICINO ALL'AUTISMO CHE PRESENTA UNA COMPROMISSIONE DELLE INTERAZIONI SOCIALI, SCHEMI DI COMPORTAMENTO RIPETITIVI E STEREOTIPATI, ATTIVITA' E INTERESSI IN ALCUNI CASI MOLTO RISTRETTI. DIVERSAMENTE DALL'AUTISMO CLASSICO NON PRESENTA RITARDI NEL LINGUAGGIO E NELLO SVILUPPO COGNITIVO.








 

domenica 23 agosto 2015

L'altra storia di noi-recensione☻☻☻☻☺

Buongiorno! 
Sono le 9.19 di domenica 23 agosto 2015 e io sono sempre qua a scrivere. 
Oggi ho deciso di recensire un libro che è stato colonna portante della mia esistenza da adolescente; mi ha infatti accompagnata per tutti gli anni della scuola media (o secondaria) e per un po' anche durante le superiori. Il racconto in questione è L'altra storia di noi di Jennifer Weiner, pubblicato dalla casa editrice Piemme nel 2010. E' perciò un romanzo abbastanza nuovo, e adatto più che altro alla lettura di adulti o ragazzi, siccome la storia è abbastanza complicata da seguire. 
Il romanzo è un genere nato nell'antichità addirittura nel XI secolo; le narrazioni di quel tempo, che narravano rielaborazioni cavalleresche, erano già denominate roman, originario dal francese antico romans, romant e romanz, il quale deriva a sua volta dall'avverbio latino volgare romanice loqui (parlare alla romana).
Dopo questa carrellata di storia, vi presento l'autrice. 
Jennifer Weiner vive a Filadelfia. Dopo aver studiato all'Università di Princeton ha iniziato la carriera di giornalista. Il suo primo romanzo, Brava a letto, è diventato in breve tempo bestseller internazionale da cui probabilmente verrà tratta una serie televisiva. Per Piemme ha pubblicato anche A letto con Maggie, Letto a tre piazze, Buonanotte Baby, Racconti di letto e Certe ragazze, ma L'altra storia di noi è stato fin da subito il libro n°1 sul New York Times.

Trama:
Era l'estate del 1983 a Pleasant Ridge (Chicago); a Valerie e Addie, che vivevano l'una di fronte all'altra, erano bastati pochi minuti per diventare inseparabili. 
Più di vent'anni dopo, di quel legame non è rimasto nulla; Addie, dopo la mancata carriera a New York, è tornata a Pleasant Ridge senza un ragazzo (che spera però di conoscere su un sito di incontri) per prendersi cura della madre malata. Valerie, invece, lavora in città, compare in tv e ha quanti uomini vuole quando vuole.
Eppure, quando Val bussa alla sua porta nel cuore della notte per chiederle aiuto, il rancore che Addie provava nei suoi confronti scompare, e per entrambe è il momento di gettarsi il passato alle spalle e di ricostruire il loro rapporto.



"Noi due staremo insieme per sempre."



Leggendo qua e là altre recensioni di questo racconto, mi sono resa conto che i libri sono un qualcosa di estremamente soggettivo; c'è chi può dire che non gli è piaciuto per niente e chi invece dirà che lo ha adorato, che poi è il mio caso. Perciò io dirò le mie impressioni senza tenere conto di ciò che ho letto online, ma basandomi soltanto sul libro e sui fatti che ci vengono raccontati. 
Personalmente penso che sia un libro da leggere con calma, almeno la prima volta; chi lo legge in fretta e poi si mette a scrivere recensioni negative dimostra solo di non averci capito un cavolo. Lo dico prima di tutto perché anch'io, all'inizio, non riuscivo a leggerlo, mi bloccavo praticamente dopo il secondo capitolo perché mi annoiavo. Ma questo succedeva quando ancora ero alle elementari e non ero ancora in grado di seguire la storia o di affrontare un linguaggio più complesso di un Geronimo Stilton. Fatto sta che alcuni anni dopo ho riprovato a rileggerlo ed è stata quella volta che mi sono innamorata di questo libro. Ed è un amore che continua tutt'ora. Penso di averlo letto come minimo nove o dieci volte.
Dico già che la storia mia ha sorpresa, per il semplice motivo che inizia nel presente e poi fa dei salti temporali (non analessi) al passato, per cui vengono raccontate due storie allo stesso tempo ed era forse anche questo a confondermi anni fa. Ma il fatto che le vicende vengano raccontate sotto l'ottica di una bambina di otto, nove anni mi è piaciuto molto, perché è una tecnica che non si ritrova molto spesso.
La storia è narrata in prima persona, da un narratore dinamico: prima Dan Swansea, poi Adelaide Downs, il capo della polizia Jordan Novick e così via, e ognuno è consapevole solo della sua "fetta" di storia, non si tratta di narratori onniscienti (focalizzazione zero).
Premetto che la storia non la si riesce ad indovinare dall'inizio così come non si riesce ad indovinare il finale, dal momento che durante la narrazione intervengono numerosi colpi di scena e fuoricampo che sviano il lettore dalla soluzione finale. 
Per chi è ancora scettico o indeciso aggiungo anche che questa non è la solita storia d'amore, ma, anzi, che il racconto dà la morale che l'amore non possa essere solo un qualcosa relativo a uomo-donna, ma possa anche essere qualcosa che si riesce a costruire tra amici, sotto un contesto diverso.
E' la storia di come una persona, se lo vuole, possa cambiare.




laranakermit19 (: