lunedì 7 settembre 2015

La solitudine dei numeri primi-recensione★★★★☆

Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Oggi, come avevo anticipato, recensisco La solitudine dei numeri primi, un libro che secondo me è una vera perla, di Paolo Giordano.
Pubblicato nel 2008 da Mondadori, il libro ha ricevuto i riconoscimenti Strega (premio letterario più prestigioso d'Italia e noto in Europa) e Campiello (che viene consegnato a Venezia, al Palazzo Ducale o al Gran Teatro La Fenice).
Le vicende sono ambientate a Torino tra gli anni ottanta e il duemila, circa vent'anni di narrazione, che viene suddivisa per capitoli divisi anch'essi in anni o, talvolta, lustri.
Si tratta di un Buildungsroman (ricordo, derivante da build+roman [build, costruire, roman, romanzo] è quindi un romanzo di formazione) che registra perciò i cambiamenti (sia fisici che psicologici) dei due protagonisti nel corso della loro esistenza e la continua trasformazione della loro, se così la si può definire, relazione.
Paolo Giordano, nato nel 1982, è scrittore e fisico italiano. A ventisei anni è il più giovane autore ad aver ottenuto il Premio Strega, e ha inoltre vinto, oltre a questo, il Premio letterario Merck Serono (riconoscimento che premia saggi e romanzi che presentano connessioni tra scienza e letteratura). Nel 2008 La solitudine dei numeri primi è stato il libro più venduto in Italia, con più di un milione di copie vendute.

Trama:
Alice è una bambina di sette anni obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. E una mattina di nebbia fitta, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista e si spezza una gamba.
Mattia è invece un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La sua presenza umilia Mattia di fronte ai suoi compagni, e così, la prima volta che un compagno li invita entrambi al suo compleanno, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che lei lo aspetterà. Ma in quel parco, la gemella si perderà per sempre. 
Le vite di Mattia e Alice si incroceranno, e diventeranno adolescenti, giovani e, poi, adulti.



"Sapeva che tutta la violenza
era racchiusa nella precisione di un dettaglio."

"Lui e Alice erano come dei numeri primi gemelli.
Vicini,
ma non abbastanza per sfiorarsi davvero."



Penso che questo sia uno dei libri più belli che io abbia mai letto.
Prima di tutto, non è una storia banale. Checché voi ne diciate, e per quanto vi possa piacere, Colpa delle stelle (meglio conosciuto come "Okey? Okey.") è una storia molto, ma molto banale. Fin dalle prime pagine riesci a capire tutta la storia che ancora devi leggere ed era palesemente palese che uno dei due moriva. Perché, al giorno d'oggi, vive l'ideale che se almeno una persona in un libro non muore, allora non si tratta di un drammatico. Ebbene, Paolo Giordano riesce a dimostrare che non è così: nel suo libro non muore nessuno dei due protagonisti principali, ovvero Mattia ed Alice, ma ha comunque un non so che di drammatico. Un romanzo drammatico, per essere tale, non deve soltanto avere un finale triste, ma deve avere struttura, personaggi e ambienti che consiglino durante tutto il libro, un'atmosfera di tristezza, e anche rifiuto della vita, e con questo libro l'autore ci è riuscito in pieno. 
E' un libro che esplora la vita con crudezza e sincerità, basandosi sulla vita di questi due ragazzi, presi di mira dalla vita già da bambini. La lettura va avanti scorrevole, non ci sono intoppi, ma da pagina 152, proprio a metà del libro tutto, che ne ha 304, ci sono una trentina di pagine noiose e trattate anche con più superficialità rispetto a tutte le altre, ma, una volta superate, il racconto riprende con la stessa scorrevolezza precedente. Mi è piaciuta molto come storia perché non è neanche tanto strappalacrime, ma ti lascia allibita già alle prime pagine, quando io mi stavo chiedendo che cosa stessi leggendo (se proverete a dargli un occhiata capirete). Non è una storia di chissà quale originalità, però nella sua semplicità, Giordano è riuscito a darle un tocco, quel che basta, di drammaticità per farmelo piacere molto.
Del libro non mi è invece piaciuto che certi temi vengano trattati con molta leggerezza e quasi indifferenza. Quando si trovano di questi argomenti, in un racconto, è giusto, e anche d'obbligo che vengano approfonditi. Mi rendo conto, tuttavia, che, con questi supplementi di riflessioni, il libro sarebbe stato troppo lungo e potrebbe essere diventato noioso, perciò anche così va bene. Ho dato quattro stelle proprio per questo motivo, oltre al fatto della trentina di pagine noiose, ma ero indecisa se darne quattro o cinque, perciò sono quattro, ma contatele pure come quattro e mezzo.
Quasi dimenticavo! E' una lettura seria e impegnativa, quindi evitate di regalarlo al vostro nipotino di dieci anni, piuttosto una scatola di Lego.



laranakermit19





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